Critica di Alessandra Rontini

Estratto dal periodico “ARTE A LIVORNO ...... e oltre confine”

anno X, n. 1, Gennaio 2008

 

Paolo Vannini pittore di sintesi che non trascura la forma e l'equilibrio cromatico

            Luce intensa che accende i colori dei paesaggi dando il senso della profondità, seducenti e morbidi nudi femminili ambientati in interni, nature morte in cui la scomposizione cromatica si scontra con la linearità geometrica delle forme, sono solo alcuni degli elementi che si ritrovano nella pittura di Paolo Vannini.

            Pittore paesista fiorentino, scopre fin da giovane di essere sinceramente legato alla natura che si offre generosa ai suoi occhi, riuscendo a trasferire le sue emozioni sulla tela. L'artista mette a nudo la sua anima nel momento in cui si confronta, nei suoi studi dal vero, con la propria percezione della realtà, soffermandosi più volte a descrivere con tratto rapido e sintetico, il gioco colorato delle macchie, le cime irregolari degli alberi, il predominare dei toni verdi della compagna e gli azzurri del cielo. Nella costante ricerca di sintesi, Vannini estrae dal dato reale, gruppi di case, colline, alberi, ponendoli in un equilibrato rapporto di luci, volumi e cromie;

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Critica di Daniela Pronesti'

Presentazione della mostra “Paesaggi e memorie”

Oratorio di S. Antonio, Palazzuolo sul Senio (Fi), 2008

 

Paesaggi e memorie

            Io voglio perdermi nella natura, rigenerarmi con lei, come lei, avere i toni duri delle rocce, l'ostinazione razionale del monte, la fluidità dell'aria, il calore del sole. Dentro ad un verde, il mio cervello, tutto intero, scorrerà con la linfa fluente dell'albero.

                                                                       (P. Cézanne)

C'è un'idea di paesaggio che attraversa la storia della pittura, un'idea che riconosce nella natura lo specchio immutabile di tutto ciò che l'universo offre di più bello. Al volto caotico della città essa contrappone la quieta armonia delle forme naturali, che sono il rifugio del sentimento e della memoria, immagini di una bellezza che rasserena e riconcilia l'essere umano con se stesso. Una comunione tra individuo e natura a cui non basta, per compiersi, il caldo abbraccio dei sensi, il brivido delle “impressioni” che scuotono nel profondo anche il più cupo dei temperamenti, perché a motivarla è il desiderio di superare la cortina delle apparenze per diventare un tutt'uno con le cose, per raggiungere un non facile equilibrio tra il mondo dentro e fuori di noi. Riecheggiano, a tal riguardo, le parole di Giovanni Testori,

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Critica di Dino Pasquali

Presentazione della mostra “Il piacere della vista”

Casa di Giotto, Vespignano, Vicchio (Fi), 2010

 

 IL PIACERE DELLA VISTA

            Also sprach Paolo (così parlò Paolo): un incipit che, salvo il nome proprio, è ruberia letteraria ai danni d'una ex grege quanto fraintesa e strumentalizzata testa pensante tedesca. Così parlò Paolo Vannini, dunque, e per la verità egli continua, con il mezzo della pittura, a parlare nello stesso modo da molti anni, di mossa in mossa ribadendo una sua intima convinzione estetica, poetica, sentimentale.

            C'era una volta (sic, ma non si tratta d'una fiaba) l'arte impegnata o «art engagé», tanto per utilizzare una gallica unione sintattica (ovvero sintagma) tutt'altro che discara agli

intellettuali, organici o no che fossero, organici o no che siano (pare che qualche esemplare tuttora esista, ed insista). Poi, nell'ambito di varie mode e non avulso da altrettante tendenze (due le basilari: figurazione e astrattismo) arrivò il «riflusso nel privato».

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